Poiché le materie prime e i combustibili in epoca preindustriale e agli inizi dell'epoca industriale non sono trasportati su lunghe distanze, per ragioni geologiche nella regione alpina si usa la roccia dolomitica cotta come legante per le malte delle decorazioni a stucco e dei supporti delle pitture murali su facciate e interni. In presenza di contaminazione ambientale da solfati e/o di gesso nella formulazione della malta, nonché di umidità, gli idrati di solfato di magnesio che si formano provocano fenomeni di danneggiamento massiccio che mettono sostanzialmente a rischio il tessuto edilizio superstite. Utilizzando metodi di analisi dei materiali in laboratorio e indagini pratiche su oggetti rappresentativi nell'area progettuale, i danni legati alla formazione di sali che si verificano vengono studiati da una prospettiva scientifica di base, non da ultimo in relazione ai cambiamenti climatici previsti, per poter elaborare soluzioni per interventi di conservazione e restauro. Il gruppo di lavoro transdisciplinare dovrebbe infine ampliarsi al di là dei confini regionali per costituire una rete per la gestione e la protezione sostenibile del patrimonio culturale edificato, soprattutto perché la catalogazione del patrimonio di stucchi e pitture murali secondo criteri storico-artistici e materico-tecnologici fornisce una solida base per questo scopo.